Le costruzioni ad alta efficienza energetica vengono comunemente denominate “case passive”. Il termine casa passiva (o passivhaus) deriva dall’Istituto Passivhaus di Darmstadt che per primo ha concepito, promosso e sviluppato tali edifici, occupandosi anche della certificazione di tali edifici. Tali edifici devono avere un fabbisogno energetico del riscaldamento non superiore a 15 kWh/m2anno (lo stesso dicasi per il raffrescamento estivo); per comprendere meglio l’alto standard di efficienza energetica richiesto, si può prendere ad esempio come riferimento la situazione italiana, in cui, in media, un abitazione consuma per il riscaldamento circa 100 kWh/m2anno. Stiamo parlando di case ultra performanti che consentono standard qualitativi e di confort non paragonabili alle abitazioni “commerciali” che si possono trovare nel mercato.
Tuttavia i criteri progettuali di un edificio ad alta efficienza energetica, per lo più sviluppati, sperimentati e messi a punto nei paesi dell’Europa centrale e settentrionale (in cui la priorità è costituita dal contenimento delle dispersione del calore nella stagione invernale), devono essere adeguatamente ponderati, rivisitati ed adattati al clima temperato-mediterraneo, poiché, alle nostre latitudini, è fondamentale risolvere il problema anche del surriscaldamento estivo e del conseguente contenimento energetico delle spese di condizionamento, così come previsto anche dalle Norme vigenti. Infatti nelle aree a clima temperato (molte zone della Pianura Padana) l’involucro edilizio di una casa ad alte prestazioni energetiche (sia in legno che in muratura), dovrà, non solo garantire la riduzione delle perdite di calore verso l’esterno e lo sfruttamento degli apporti solari gratuiti in inverno (principio basilare delle case passive), ma anche scongiurare il surriscaldamento estivo e, soprattutto, il controllo e lo smaltimento adeguato degli apporti di calore gratuiti interni (dovuti principalmente alla presenza di persone ed elettrodomestici).
Più nel dettaglio, le case passive realizzate nel nord Europa adottano prevalentemente la tecnologia delle pareti multistrato leggere tipiche delle case in legno (pareti stratificate a secco) con un pacchetto costituito, quasi totalmente, da isolanti termici ad elevato spessore (anche 20-30 cm, o più), a basso peso specifico e quindi a bassa massa (quindi con bassa capacità termica specifica), al fine di ottenere valori di trasmittanza termica molto performanti. Bisogna considerare che tali tecniche costruttive di super-isolamento, trovano ampia applicazione soprattutto in zone a clima continentale, caratterizzate da inverni rigidi ed estati tiepide ( o non eccessivamente calde ed umide), in cui i consumi per il riscaldamento invernale prevalgono nettamente su quelli per il raffrescamento estivo.
Purtroppo, questa tipologia costruttiva “leggera ed iperisolata”, tipica delle case in legno prefabbricate (soprattuto con struttura a telaio), essendo caratterizzata da una bassa massa termica e quindi da una limitata inerzia termica, non permette di disperdere adeguatamente nelle ore notturne estive, il calore accumulato durante il giorno innescando, così, un processo di surriscaldamento.
A questi inconvenienti si è cercato di porre rimedio mediante l’adozione di elementi strutturali dotati di massa di accumulo termico (come ad esempio solai, pavimenti, vani scala in cemento armato, ecc.) e/o l’impiego, nella stratificazione delle tamponature esterne, di materiali dotati di una maggiore massa e capacità di assorbire calore (ad esempio pannelli in legno massiccio tipo xlam, fibra di legno ad alta densità, lana di roccia, ecc). Ma il ricorso a tali soluzioni, anche se in alcuni casi consente di raggiungere degli ottimali valori di trasmittanza termica periodica e dei valori di sfasamento ed attenuazione più che accettabili, non permette, comunque, di raggiungere degli adeguati valori di massa termica (uguale o superiore a 330 kg/mq), di capacità termica areica interna periodica e di ammettenza interna estiva: infatti un involucro edilizio caratterizzato da una scarsa ammettenza interna e da una insufficiente capacità termica areica interna periodica, (che in parole semplici rappresenta la capacità di un componente edilizio di accumulare il calore proveniente dall’interno) può innescare, all’interno dell’edificio, dei fenomeni di surriscaldamento nella stagioni estive, soprattutto in ambienti affollati o con punte elevate di apporti di calore (ad esempio all’interno dei locali cucina durante la cottura dei cibi), e quindi determinare delle condizioni di discomfort termico.
Da queste considerazioni emerge che la progettazione di una casa passiva (passivhaus) sia in legno che in muratura in area climatica mediterranea (Pianura Padana) dovrebbe essere caratterizzata da:
a) un involucro edilizio dotato di un’elevata massa di accumulo termico e, comunque, non minore di 300-330 kg/mq, opportunamente combinato con materiali isolanti caratterizzati sia da una bassa densità che, soprattutto, da una bassa conducibilità termica quali ad esempio polistirolo, lana di roccia, fibra di vetro, ecc.
b) un tetto o copertura piana (da valutare anche se necessaria/conveniente la realizzazione di ventilazione), caratterizzati da un valore di trasmittanza termica molto performante, in modo da limitare il più possibile, nel periodo estivo, la trasmissione del calore incidente dovuto all’irraggiamento solare.
c) un isolamento verso il solaio del piano terra (nel caso sia presente un piano interrato) isolato all’intradosso del solaio medesimo (cioè isolato dal basso), in modo da favorire, nel periodo estivo, un adeguato scambio termico con il solaio, caratterizzato da una elevata capacità termica specifica (raffrescamento passivo).
d) la protezione ed il controllo dell’irraggiamento solare attraverso un adeguato dimensionamento delle aperture vetrate, soprattutto per le facciate orientate ad ovest e sud. Inoltre, assume un importanza fondamentale, la dotazione di schermature solari esterne ed orientabili (frangisole motorizzati).
e) l’adozione di adeguati sistemi meccanici di ventilazione meccanica controllata (VMC) a doppio flusso incrociato, con recupero di calore ad alta efficienza provvisti di bypass per le stagioni estive e di batteria di post raffrescamento con cui deumidificare e raffrescare l’aria in ingresso nell’abitazione. Tuttavia alle nostre latitudini ed in particolari condizioni microclimatiche è anche spesso indispensabile l’installazione di sistemi meccanici di deumidificazione e/o climatizzazione estiva, in quanto, la sola ventilazione meccanica controllata risulta spesso insufficiente a garantire le ottimali condizioni di comfort termico in alcune giornate estive particolarmente calde, sopratutto se c’è un rilevante affollamento dei locali interni e la presenza di apporti di calore particolarmente prolungati (cottura dei cibi, ecc.)
Pertanto, riassumendo, l’utilizzo di tecnologie tipiche del nord Europa nel clima mediterraneo (le tipiche case in legno), senza importanti e studiati adattamenti, rappresenta un errore grossolano che comporta, come minimo, importanti e perpetue spese di condizionamento e raffrescamento estivi. In particolare per le case di legno è necessaria una progettazione accurata complessiva (pacchetti murari, aperture, impiantistica, ecc.) valutando l’inserimento di materiali ad elevata massa e come minimo, la predisposizione di un impianto efficiente di condizionamento e raffrescamento.
Realizzare una casa in legno “leggera” nella bassa Pianura Padana, magari all’interno delle grandi città, senza preoccuparsi del comportamento estivo complessivo, consumi elettrici, ecc. è un grossolano e pericoloso errore da non commettere mai.
E’ fondamentale che i Committenti si affidino a professionisti esperti del settore, che non siano ovviamente in conflitto di interessi nei confronti della azienda che andrà a realizzare la nuova abitazione, senza prendere tout-court le proposte standardizzate offerte dalle aziende costruttrici di case in legno.
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